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Le finanze del pollaio

Piccola parabola su quei neo-giocatori che, ritenendo superfluo conoscere le regole del gioco, finiscono con il diventare dei veri e propri "niubbi".

Finalmente il suo corpo si stava coprendo delle prime, vere piume. Non era più un pulcino, e, come tutti i neo-polli, Tolomeo poteva lasciare la gabbia e frequentare a pieno titolo il pollaio.

Di prima mattina entrò timidamente nel recinto è si guardò attorno, notando subito di trovarsi in allegra e numerosa compagnia. Era un po’ intimidito, e, non sapendo come comportarsi, assunse un atteggiamento composto e riservato.

C’erano alcuni cartelli appesi, ma non ci badò, preferendo osservare con curiosità la moltitudine di pennuti che lo circondavano. Stava provando goffamente ad imitarli quando, all'improvviso, una gallina richiamò la sua attenzione, invitandolo a recarsi in un angolo del pollaio, dov'erano già riuniti numerosi altri pollastrelli. Li raggiunse e dal loro incerto piumaggio comprese che erano tutti dei neofiti del posto.

Un vecchio gallo, salito sul trespolo, impose loro il silenzio ed iniziò a spiegare le norme che regolavano la comunità. L’esperto maestro, in particolare, fece capire che dovevano imparare a procurarsi il cibo, mostrando loro come si razzolava il terreno. Invitò poi tutti i neo-polli a provare e riprovare questi movimenti.

Anche Tolomeo cercò di mettere in pratica gli insegnamenti. Ma non era facile e, soprattutto, quei movimenti costavano molta fatica. Tra un colpo di becco e l’altro, si guardò attorno, è notò le risate di scherno dei polli più maturi. Si avvicinò ad uno di loro e chiese cosa ci fosse di così divertente. Questo lo guardò e, ammiccando, gli disse: “Te lo dico dopo”.

La lezione finì ed il gallo-maestro distribuì agli allevi un po’ di denaro come premio per la loro attenzione, raccomandando di utilizzare con raziocinio quei soldi, che dovevano servire per i momenti difficili, per i giorni di gran secco in cui il terreno poteva non garantire adeguato nutrimento.

Tolomeo mise in tasca il suo gruzzoletto e riprovò, con modesti esiti, a razzolare. Ma venne quasi subito interrotto dal pollastro-bulletto che lo aveva deriso. Aveva un atteggiamento da fratello maggiore e con tono sicuro lo invitò a lasciar perdere, dicendogli che c’erano metodi più comodi per procurarsi il cibo.

“Vedi quel tavolo laggiù ? E’ il banco delle volpi e delle faine. Non preoccuparti, sono vegetariane. Vai da loro e sei a posto per sempre. In cambio di pochi spiccioli, ogni mattina ci forniscono succulenti chicchi di grano, molto migliori di quelli che potresti trovare da solo”.

Il nostro neo-pollo trovò convincenti queste parole, anche perché molti che si trovavano nella sua situazione avevano già preso la medesima decisione.
Si avvicinò al banco e vide che le volpi vendevano un grano ancora verde, buono per il pasto dell’indomani, mentre le faine commerciavano un grano bello maturo, di pronto consumo e poco costoso.

Tolomeo si accodò e comperò sia dalle volpi che dalle faine. A pranzo mangiò felice, soddisfatto. Certo, parte del cibo era sin troppo matura, dura da masticare, ma la spesa era stata modesta e qualche scarto appariva giustificabile.

Nel pomeriggio girovagò soddisfatto e quanto venne l’ora di cena si apprestò al pasto. Ma si accorse subito che il grano rimasto si era ulteriormente indurito. Tentò allora di mangiare quello verde. Ma era troppo acerbo e lo fece star male.

Decise, assieme a tanti altri, di tornare dalle faine per acquistare altro cibo. Queste, misericordiose, cedettero loro, con un leggero sovrapprezzo, i pochi chicchi rimasti, quasi tutti rinsecchiti. La fame è cattiva consigliera e Tolomeo, che aveva spesso anche l’ultimo soldo, li mangiò voracemente. Ma il grano era poco e troppo vecchio e lo stomaco iniziò una protesta sempre più assordante. Riprovò con quello verde, ma non era commestibile.

Con le ultime energie cercò di razzolare, ma la poca capacità in quei gesti non gli fece trovare neppure una briciola.

Tolomeo era sfinito e si trascinò nuovamente al banco-vendita. Tentò di barattare il grano verde che gli era rimasto e si offrì di vendere le sue poche piume. Ma nessuno gli prestò attenzione. Prima di svenire riuscì solo a vedere le faine che passavano del qualche spicciolo ai pollastri-bulletti e le volpi che, sedute attorno ad una griglia, stavano scherzando con gli autisti di una nota industria di macellazione.

Nota degli Editori: come è facile e naturale che un pulcino crescendo diventi un pollo. Se ne parla qui: (16503290.1)

2014-02-08 01:16:05, 1877 views

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