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[SpotligHT] Inchiesta semi-seria: To green or not to green

Questo è un racconto. Forse è IL racconto. Il racconto che sintetizza un mondo che c'è stato, che è cambiato, che chissà se continuerà e per quanto tempo.
In tutti questi anni molti hanno attraversato questo angolo verde di Internet: una selva in cui molti sono entrati, tanti sono scappati, pochi sono sopravvissuti.
É valida anche per Hattrick la teoria darwiniana? Sono sopravvissuti quelli che hanno saputo adattarsi meglio ai cambiamenti? Si sono estinti i più deboli? Forse il seguente articolo non avrà basi scientifiche, sicuramente non farà la storia ma racconta una storia.
É una storia che rende un tributo a quanti sono stati parte di una comunità che vorremmo potesse durare ancora e allo stesso tempo rende onore a quanti, nonostante tutte le pietre di inciampo sul percorso, sono ancora qui. Perché se è vero che molti sono entrati, tanti sono scappati e pochi sono sopravvissuti, sicuramente tutti, almeno una volta, si saranno posti questa amletica domanda: che faccio, mollo tutto o no? Abbandono o no questo pazzo mondo verde?

To green or not to green, that is the question...

C’era un tempo in cui eravamo in tanti, forse troppi. Quasi un milione di utenti, un milione di squadre, centinaia di migliaia di partite settimanali, migliaia di compravendite vere e truccate, centinaia di thread nel forum dal titolo “Ciao”, il più classico e inutile tra gli esordi del neofita a caccia dell’indispensabile licenza manager. Era un mondo piccolo ma molto popolato, c’erano pochi spazi e molto frequentati, un surplus di lavoro per Mod e GM. C’erano lo spam, le cit., storie di bicchieri incastrati e minorenni con le prime pulsioni sessuali di cui era oggetto un qualche sventurato utente, in un remake di “American Beauty” in salsa verde piccante. C’erano i ban, tanti ban, forse troppi, c’erano le elezioni con migliaia di voti e colpi bassi da Madison Square Garden anni ’50. C’era chi aveva cominciato da poco, con la famiglia intendo, chi si godeva le ultime preoccupazioni universitarie tra un Mojito o un Negroni sbagliato, chi aveva cominciato da poco a studiare filosofia al liceo e chi alla stessa età faceva l’operaio o consegnava le pizze a domicilio e c’erano i vecchi brontoloni. C’era tutto un mondo di utenti dentro e fuori Hattrick, tante storie da leggere e da raccontare, tanto di tutto come in un mercatino delle pulci dove la perla può sfuggire agli occhi spaesati dalla sovrastimolazione, salvo poi rimpiangere anni dopo di non averla acquistata. C’erano molti utenti, e tanti non ci sono più. Quelli che sono rimasti e che avevano messo su famiglia da poco ora hanno almeno un chilo in più per ogni anno trascorso e il fiatone per star dietro al figlio adolescente, quello che si godeva gli ultimi scampoli dello svago universitario ha messo su famiglia da poco, il liceale non sa che cosa farà appena finita l’università, il giovane operaio, se è fortunato, è ancora operaio e meno giovane, i vecchi brontoloni invece sono sempre lì, gli unici che non sono né invecchiati né cambiati.

L’Italia era Campione del Mondo in carica, la Grecia regina d’Europa, la Spagna stava per affacciarsi prepotentemente sulla scena calcistica e l’economia non si era ancora accanita sui tre paesi citati. La musica passava dall’”Umbrella” di Rihanna, al “Seven Nation Army”, il po-po-po-lare inno dei White Stripes fino ad arrivare a “Viva la Vida” dei Coldplay. Al cinema spopolava “Avatar”, “Il Cavaliere Oscuro” dava ispirazione a qualche squilibrato, Daniel Day-Lewis vinceva il secondo dei suoi tre Oscar con “Il petroliere”. Youtube era nato da poco, Facebook pure, a twittare erano solo gli uccellini e la rivoluzione 2.0 dell’era informazionale era alle porte, mentre la facevano da padrona i tornei alla Playstation o quelli di giuochi in scatola come “Risiko”.

Tanta gente è andata via, alcuni sono tornati, molti sono scomparsi e forse tutti ci siamo divertiti. Dell’esercito di utenti, a dieci anni di distanza, si registrano defezioni che ne ha decimato le schiere lasciandone solo 1/4 rispetto al passato. Come è potuto accadere tutto ciò? Chi è sopravvissuto e come?

Partiamo dal come è accaduto: indaghiamo i sintomi dell’epidemia, proviamo a capire cos’ è accaduto, così come spesso si legge nel forum nazionale e globale.
È certo che la causa che principalmente viene imputata è la NOIA. In effetti il gioco in sé non permette una progressione veloce, e la presunta managerialità dello stesso pone il problema della progettualità. Se la coperta corta del divertimento ha portato negli anni a sfavorire qualcuno (i trader) rispetto ad altri, una discreta fetta di utenti ha abbandonato con le casse piene, nella più tranquilla delle ipotesi, o con uno o più TPA (aggiustamenti dei prezzi di mercato da parte dei GM) provocando l’ira sdegnata di chi aveva appena venduto per 25 milioni il suo 19enne insufficiente in parate appena pescato dalle giovanili.

La noia ha il suo contraltare in quella che abbiamo appena definito presunta MANAGERIALITÁ. In effetti molte cose sono state cambiate negli ultimi dieci anni, forse in maniera “gattopardesca” perché tutto cambiasse e rimanesse uguale a sé stesso: dagli allenamenti ai sistemi delle giovanili, dalle modifiche degli stipendi all’introduzione dei giorni accanto agli anni per i giocatori, dalle nuove coppe al nuovo visualizzatore dei match, dallo staff fino alle recenti modifiche alle specialità. In effetti sembra sia stato cambiato tutto e niente, perché gli utenti si aspettavano modifiche che li mettessero in grado di operare in modo da aver ragione o torto a seconda delle scelte effettuate. Ed ecco allora che finiscono nel tritacarne parecchie occasioni perse. La mancata possibilità di incidere in maniera concreta sull’allenamento o sulle giovanili (queste più di altre lasciate in balia del “colpo di cuBo”, l’aspirazione più alta di ogni hattrickiano doc) e su tifosi che appaiono più insoddisfatti e isterici di una modella a cui il ricco e decrepito fidanzato ha negato il “millepiedi”. Per chiarire, il “millepiedi” è il nome con cui è noto il mitologico yacht comprensivo di tre piste di atterraggio per elicotteri, una per il decollo verticale di un bombardiere, dieci ristoranti etnici per provocarsi intossicazioni alimentari e mantenere la linea, otto sale teatro con compagnie recitanti H24 le serie tv preferite, tre gioiellerie Tiffany per la colazione, 5 compagnie di orchestrali di violini tzigani e mariachi che suonano “Despacito”, due orchestre da camera per la ninna-nanna e per la sveglia, oltre ad un barcone di naufraghi da poter dileggiare affacciandosi al pontile di poppa con un “Ciao poveri!”.

Poveri poveri. E poveri noi. E sì, perché su questa insoddisfazione si avviluppa una tra le mosse più impopolari che i proprietari del gioco potessero fare da quando Maria Antonietta invitò il popolo a mangiare brioche dato che non avevano il pane: L’AUMENTO DEI PREZZI DEL SUPPORTER. Molti tra noi hanno cominciato a giocare quando di supporter ce n’era uno, quello gold, e costava circa 2 euro al mese. La grafica era a dir poco imbarazzante, le maglie erano quelle che erano, le statistiche erano di dominio di un sito esterno gratuito (il compianto Altid) però la soddisfazione di poter “vedere” i tuoi giocatori e colorare le proprie maglie non aveva prezzo. Mentre i vecchi/nuovi proprietari, dopo aver venduto la loro creatura per un bel pacco di soldi, si scottavano al Sole di mezzanotte della Scandinavia, un gruppo, il cui nome Zattikka è facile confondere con un’organizzazione di esaltati dediti al martirio, prendeva possesso di Hattrick. Uno dei più importanti gruppi che agiva nel campo dei giochi online dei pay-per-win decideva di diventare il Lehman Brothers dei browser game. Rassicurati gli utenti sul fatto che Hattrick non sarebbe mai diventato un pay-per-win (sarebbe stato troppo facile fallire) decisero di inventarsi HATTRICK OPEN. Ecco la descrizione della loro genialata: “Hattrick Open è un gioco manageriale calcistico in cui puoi organizzare le tue coppe e leghe e giocare contro i tuoi amici. E puoi giocare quanto spesso vuoi!”. Quindi non uno sviluppo nuovo, ma un gioco identico all’originale a pagamento, come dire: in questo forno potete prendere tutto il pane gratis da mangiare con chi capita, di là potete mangiare quello stantio con chi volete ma dovete pagare. E infatti gli utenti, esaurito il bonus prova, scapparono come gli avventori di una piscina che vedono colorarsi di blu l’acqua.
Avendo perso molto denaro con questa strategia, decisero di fare quello che chiunque abbia avuto a che fare con una società finanziaria in quegli anni ha fatto, e cioè contrarre un debito maggiore. Infatti ampliarono il ventaglio del supporter, sdoganarono la seconda squadra, diedero punti ricompensa con cui pagare utilissimi servizi (tagliare capelli ai giocatori, cambiargli i connotati, dargli un nuovo nome, battezzarli o circonciderli), aumentarono i prezzi e contemporaneamente offrirono pacchetti con la stessa disinvoltura con cui Mastrota per 399€ vende 5 materassi, una batteria di pentole acciaio inox, una lavatrice, un condizionatore, un collier, il piumino in lana merinos componibile quattro stagioni, 6 morbidi guanciali e un pranzo nuziale al Castello delle Cerimonie di Real Time. Mentre la nave affondava, i "biondi" decisero improvvisamente e inaspettatamente di riprenderne il controllo. Con la stessa delicatezza con cui un governo tecnico mette mano alla finanziaria in un paese vicino al dissesto, essi aumentarono i prezzi dei supporter al punto che le diciture “Silver”, “Gold”, “Platinum” e “Diamond” per il supporter corrispondessero al listino dei suddetti preziosi alla borsa di Londra. Hattrick stava morendo costipato e la soluzione del medico fu quella di prescrivere supposte di glicerina della grandezza di un’ogiva di un carro tedesco della seconda guerra mondiale. I pochi previdenti che avevano fatto scorta di giorni di supporter restarono, i molti che non si sottoposero al massacro lasciarono il supporter e, a causa dell’allontanamento dalla parte più importante del gioco (cioè la comunità e soprattutto le federazioni) in seguito dissero addio alla loro squadra.

Se più della metà degli utenti si sono persi così, un’altra fetta è scomparsa a causa della ritrosia degli HT a sviluppare un’app per i cellulari. L’attuale infatti è utile quanto una sega elettrica per chi vuole farsi la barba: usandola se non muori quantomeno resti ferito gravemente. E dire che il principio della nuova era informatica parla chiaramente di “web usability” di browser e app, senza considerare la totale nonchalance nello snobbare qualsiasi piattaforma utile al marketing e alla comunicazione: un po’ come se Colombo avesse voluto navigare per le Indie con la bussola rotta, cieco e con lo scorbuto. Che dire poi del nuovo visualizzatore delle partite, con un cronista che durante una gara importante annuncia un gol decisivo salvo poi ritrattare o quando decreta, con nessuna competenza medica, la morte tra dolori indicibili del tuo giocatore più importante per poi essere smentito dal medico la cui diagnosi è di una settimana di stop. Questo stillicidio ha portato probabilmente alla morte fisica di qualche utente debole di cuore.

Le altre migliaia di utenti che poi hanno lasciato probabilmente lo hanno fatto per il solito, ineluttabile, totemico RANDOM e per la casualità nelle logiche del MOTORE DI GIUOCO. Tanti, forse tutti, abbiamo avuto la schiuma alla bocca almeno una volta nella nostra esperienza e non consola il fatto che Hattrick sia un gioco probabilistico e quindi quando si ha il 99% di probabilità di vittoria la realtà è che c’è l’1% di probabilità di sconfitta. Che puntualmente si verifica.

Dopo questa tragica analisi chi è rimasto? Che tipo di utente ha resistito imperterrito? Forse la descrizione più azzeccata potrebbe essere quella parafrasata dal mitico Mandrake in “Febbre da Cavallo”: «Chi gioca a Hattrick è un misto, un cocktail, un frullato de robba, un minorato, un incosciente, un regazzino, un dritto e un fregnone, un milionario pure se nun c'ha na lira e uno che nun c'ha na lira pure se è milionario. Un fanatico, un credulone, un buciardo, un pollo, è uno che passa sopra a tutto e sotto a tutto, è uno che 'mpiccia, traffica, imbroglia, more, azzarda, spera, rimore e tutto per poter dire: Ho vinto! E adesso v'ho fregato a tutti e mo' beccate questa... tié!. Ecco chi è il giocatore di Hattrick».

Un giorno, quando molti tra noi saranno in un ospizio accuditi da amorevoli robot, quando Internet sarà scomparso portandosi nel suo gorgo Hattrick, qualcuno tirerà fuori dal suo baule di ricordi un vecchio cartone, verde, logoro, con la scritta appena leggibile “Match of the Season”; lo aprirà e farà rotolare manualmente gli infausti dadi, schiererà le sue figurine, comprerà, venderà e “impiccerà”, tutto per poter dire: “HO VINTO!”.

Si chiede che Hattrick cambi perché noi siamo cambiati? In realtà Hattrick è cambiato e noi pure, e forse è questo il dramma.

Steno Kriek

2018-05-30 00:52:32, 583 views

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